In uno scenario mondiale oggi estremamente variegato e volatile, la capacità di individuare quelle realtà e quei paesi che nei prossimi anni offriranno le opportunità migliori diviene ancora più strategica. Un’analisi che si rispetti dovrebbe tenere conto, non solo della crescita del mercato attesa nel medio-breve periodo, ma anche di elementi come stabilità sociale ed economica, esistenza di vincoli nei flussi di capitali, instabilità politico normativa, propensione ad accogliere investimenti esteri, clima imprenditoriale. Insomma, tutti quegli elementi che insieme concorrono a definire il contesto operativo in cui le imprese si muovono. Per rispondere a questa esigenza il sistema informativo del CRESME sul mercato mondiale delle costruzioni fornisce un punteggio di scenario (SIMCO-score) definito mediante una procedura di mashup statistico progettata per tenere conto di questi e di altri aspetti in maniera combinata. Ad esempio, tra gli altri: scenario atteso (sforzo di investimento atteso, crescita di medio termine della ricchezza pro-capite, crescita del mercato delle costruzioni), fattori di rischio politico ed economico (guerra, disordini civili, trasferimento e convertibilità, rischio di controparte), facilità di fare impresa, livelli di corruzione, pressione fiscale, apertura del mercato, etc.
Di seguito proponiamo il risultato di quest’analisi letto attraverso la mappa aggiornata del SIMCO-score (il punteggio è aggiornato ogni trimestre) per tutti i 150 paesi che compongono il database di SIMCO.
La mappa restituisce una visione immediata di quella che è la situazione attuale (tonalità di verde indicano un punteggio dell’indice maggiore del terzo quartile della distribuzione, tonalità di rosso un valore progressivamente più basso). La prima cosa da notare è come dalla mappa non emerga nessuno dei cosiddetti BRICS. Se per Brasile, Russia e Sud Africa questo non sorprende, considerata la difficile situazione economica che questi paesi attraversano (instabilità politica e conseguenze del crollo dei prezzi delle principali commodity industriali ed energetiche), e lo stesso dicasi per la Cina, che sta affrontando una delicata fase di transizione verso un modello economico incentrato sui servizi e sui consumi interni (e quindi meno dipendente dall’industria pesante e dalle costruzioni), quello che sorprende è invece la posizione occupata dell’India (in rosso chiaro nella nostra mappa). Il nuovo corso politico indiano (inaugurato con l’elezione di Narendra Modi nel Maggio del 2014), con il suo programma di sviluppo incentrato su infrastrutture e modernizzazione del paese, aveva immediatamente fatto crescere le aspettative degli analisti verso l’economia di Nuova Delhi. All’ambizioso progetto di sviluppo economico non ha però fatto seguito un altrettanto credibile progetto di ammodernamento istituzionale. Il sistema economico indiano continua quindi a mostrare profonde ed endemiche carenze strutturali che si traducono in un contesto operativo ancora complesso e problematico, una circostanza che viene misurata dal SIMCO score.
Restando in Asia, tra le realtà più interessanti vi sono Tailandia e Malesia. La prima rappresenta la principale piattaforma di snodo logistico verso il Sud Est Asiatico e polo industriale consolidato per molti settori tecnologici (in primis l’automotive), la seconda è un modello di democrazia multiculturale e progressista in grado, in questi anni, di garantire uno sviluppo socio-economico stabile e duraturo. Sviluppo destinato a proseguire in futuro e che porterà la Malesia, entro il 2020, ad essere il sesto paese in Asia per reddito pro-capite (23 mila euro a parità di poter d’acquisto), dietro soltanto a Brunei, Singapore, Taiwan, Corea e Giappone.
Instabilità sociale e politica, guerra e crisi dei corsi petroliferi hanno sospinto indietro nella nostra classifica quasi tutto il Medio Oriente (Arabia Saudita in primis). Per quanto riguarda l'Iran, l’altro grande player dell’area, nonostante la rimozione delle sanzioni internazionali, un contesto operativo che rimane complicato non permette ancora a Theran di esprimere appieno tutte le sue grandi potenzialità.
Discorso analogo per il Nord Africa. Ad eccezione del Marocco, infatti, la forte instabilità di Libia, Egitto e Algeria rende oggi più problematica l’operatività delle imprese internazionali nell’area. Tutta l’Africa si tinge di rosso. L’unica eccezione degna di nota è rappresentata dal piccolo stato del Botswana. Il Botswana rimane una delle realtà più interessanti dell’Africa subsahariana (è il primo paese africano per indice di Economic Freedom e per lotta alla corruzione), in grado di trarre beneficio, assieme alla vicina Namibia, dell’influenza economica e culturale della più importante economia africana, il Sud Africa.
In Europa, interessanti opportunità si stanno aprendo nei paesi dell’Unione Europea dell’Est: Polonia e Repubblica Ceca, in primo luogo, ma anche Slovenia, Romania e Paesi Baltici. Paesi dove nei prossimi anni, sostenuto dalla nuova programmazione europea, il mercato delle opere pubbliche, ed in particolare lo sviluppo infrastrutturale strategico, offrirà grandi spazi di mercato.
Per concludere questa rapida panoramica, i paesi che compongono la cosiddetta Alleanza del Pacifico si confermano tra le realtà più interessanti: oltre al Perù compaiono anche Colombia e Messico, con il Cile leggermente più indietro per via di un’economia fortemente improntata al commercio trans-pacifico che sta soffrendo l’indebolimento della crescita Cinese e Brasiliana. Questi paesi, i cosiddetti Puma del Pacifico, formano un’area di libero scambio che rappresenta oggi la sesta economia mondiale e che sta attraversando un’eccezionale fase di sviluppo economico improntata sull’apertura del mercato e sull’efficienza del sistema amministrativo e burocratico.